NUOVA BAUHAUS EUROPEA E “BENI URBANI”

di Pietro Garau, redazione BISP

In un annuncio pubblico, il 15 ottobre scorso la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha lanciato un movimento per una ”nuova Bauhaus Europea”.

Si tratta di un’iniziativa inusuale per un organismo che finora ha dedicato poca attenzione alle dimensioni progettuali, culturali e formali della sostenibilità – e tantomeno all’estetica della quotidianità, idea alla base dell’esperimento creativo e didattico di Walter Gropius.

Così si è espressa la von der Leyen: “(…) L’obiettivo primario è che l’Europa sia il primo continente a impatto climatico zero nel 2050. Questo ci richiederà ben più che una semplice riduzione delle emissioni. Serve un modello economico che restituisca al pianeta ciò che gli sottrae, basato su un’economia circolare alimentata da energie rinnovabili. Ma questo progetto deve andare oltre i puri aspetti ambientali od economici. Bisogna fare in modo che il Green Deal europeo rappresenti anche e soprattutto un nuovo progetto culturale per l’Europa. Ogni movimento ha la propria estetica e il proprio stile. Il cambiamento sistemico che ci attende deve essere caratterizzato da un’impronta estetica distintiva, che faccia convergere stile e sostenibilità. Per questo intendiamo lanciare un nuovo movimento Bauhaus europeo, una piattaforma collaborativa del design e della creatività, in cui architetti, artisti, studenti, scienziati, ingegneri, designer e chiunque desideri contribuire possano realizzare questa visione. Il nuovo Bauhaus europeo sarà la forza trainante per connotare il Green Deal europeo in maniera innovativa e antropocentrica, rendendolo più attraente. Sarà un movimento basato sulla sostenibilità, l’inclusività e l’estetica, mirante ad avvicinare il Green Deal europeo ai cittadini e porre al centro della vita quotidiana il riciclaggio, le energie rinnovabili e la biodiversità.”

Wassily Kandinsky, Merry Structure, 1926

“Il nuovo Bauhaus europeo (…) (d)eve dimostrare che ciò che è necessario può essere anche bello, che lo stile e la sostenibilità vanno di pari passo. Dobbiamo abbandonare strade a noi familiari e cambiare la nostra prospettiva. Il nuovo Bauhaus europeo creerà le condizioni necessarie per farlo”. 

L’annuncio ha suscitato reazioni critiche ma anche assai favorevoli, come questa delle “planning organizations from the creative sector” europee. Ma è interessante, innanzitutto, notare l’assenza di riferimenti alla tematica “smart” fino ad oggi tanto di moda, come pure all’ecologizzazione di tecnologie in via di obsolescenza, quale il trasporto motorizzato privato.

Quel che è certo è che l’idea del “Nuovo Bauhaus europeo” non è una proposta fine a sé stessa. Non si tratta di favorire la nascita di nuove scuole di design basate sui principi della Bauhaus di cento anni fa. Essa è piuttosto finalizzata a rafforzare la condivisione per gli obiettivi di sostenibilità adottati dall’Unione attraverso proposte e investimenti vicini alle aspirazioni dei cittadini per soluzioni meno energivore ed inquinanti ma anche più umane, gradevoli e vivibili.

È difficile pensare che, dopo un’uscita così esplicita, il progetto possa essere abbandonato. Il 3 Dicembre scorso, Siviglia ha organizzato il primo web streaming sull’argomento, con la partecipazione della vicesindaca di Firenze Cecilia Del Re in rappresentanza di Eurocities; tra non molto verranno decisi i primi cinque esperimenti attuativi. Ed è anche utile pensare che la “Nuova Bauhaus Europea” sia una sfida importante per la progettazione e le politiche dello spazio pubblico. Pensiamo ad esempio al verde pubblico ed alle alberature urbane come assorbitori di carbonio; alla minimizzazione dei trasferimenti motorizzati grazie allo shopping ed ai servizi di prossimità; ed alla conversione del “grigio pubblico” (strade, piazze e marciapiedi) in spazi “calmi” e di mobilità sostenibile. Come ai tempi di Dessau, si tratta di utilizzare le opportunità offerte dallo sviluppo tecnologico (allora, l’industrializzazione di massa) per garantire a tutti la produzione e la disponibilità di “beni urbani” esteticamente godibili ed alla portata di tutti.