ALFABETO CONFINATO

di Silvia Scholl e Michela Guglielmi

A come Amour, B come Benessere,
C come Camminare
1 km per 1 ora a 1 metro di distanza. I limiti spaziali e temporali imposti durante il lockdown ci hanno reso tutti dei prigionieri. Lo spazio pubblico, è diventato un vuoto, da usare esclusivamente in solitudine e per una breve durata. Tutte le sinergie, le interazioni essenza stessa delle piazze, delle strade dei parchi si sono annullate. L’azione del camminare aiuta a pensare, ossigena il cervello, e camminare è un atto di liberazione in cui le persone ritrovano sé stesse, staccandosi dalla loro routine. Quando questa azione viene meno anche i pensieri si atrofizzano. Nelle nostre città lo spazio dei pedoni si è ridotto sempre di più per lasciare posto alle macchine, alla velocità.“La città esiste soltanto attraverso i passi dei suoi abitanti o dei suoi visitatori, che la inventano verificandola con i lori percorsi, i loro incontri, la loro frequentazione di negozi, chiese, uffici, atri di stazioni, locali di spettacolo, bar, parchi e così via.” David Le Breton descrive i passanti come segno della vitalità di una città.

D come Densitá urbana

E come Eremita
Il confinamento ha costretto molte persone ad una condizione di quasi totale solitudine.
Inoltre, la conformazione spaziale di molte case popolari ha accentuato ancora di più questa condizione, vivere in un uno spazio limitato, come un eremita nel suo eremo. La quasi totale assenza di spazi comuni ha reso le interazioni tra vicini impossibili. Allo stesso tempo però ha fatto nascere
dei nuovi spontanei modi di socialità. Dal proiettare un film sul palazzo, a suonare davanti ad un pubblico affacciato alle finestre, o ancora improvvisare una tavolata tra due balconi per poter condividere una cena con il proprio vicino. I rapporti sociali sono alla base della vitalità di una città, di un luogo. L’isolamento ha reso le nostre relazioni unicamente virtuali. Degli eremiti in tanti condomini di eremi.

F come Follia
La conformazione dello spazio in cui viviamo, può avere ripercussioni negative sull’umore, sul benessere psico-fisico delle persone. La mancanza di un’adeguata luce naturale, di una buona ventilazione, di spazi aperti possono generare maggiore stress e ansie. Il benessere psico-fisico è
quello che allinea tutti i chakra. Senza lo spazio per muoverci, il nostro cervello può sentirsi maggiormente in gabbia. L’esplosione dell’uso di apps per yoga e fitness, durante il confinamento, è una chiara spiegazione che abbiamo bisogno di movimento per sentirci vivi e sani.

G come Giocare

H come Home
Cosa vuol dire ritrovarsi a vivere 24h24 nella propria casa? La parola casa ha perso il suo significato con il tempo. Nelle città gli spazi privati si sono ridotti. Siamo abituati a vivere la maggior parte del nostro tempo fuori. La casa è diventata così un luogo quasi sconosciuto, un dormitorio, spesso un luogo di passaggio. E ora siamo stati costretti a riscoprirla, a lavorare e a svagarsi nello stesso spazio, inventando nuovi possibili usi di ogni m2 per adattarli a tutte le attività, ad appropriarsi di spazi a cui prima facevamo meno attenzione (tetti, balconi, terrazze…).

I come Inquinamento ambientale / visivo / sonoro, ma anche come Immaginario
Mari, fiumi, foreste…tutta la natura ha beneficiato dell’allontanamento dell’uomo e delle sue attività produttive devastatrici, sono tornati orsi, lupi e delfini in luoghi che non vedevano la loro presenza da tempo. Quando andavate a fare la spesa durante di confinamento non sentivate quel silenzio? e quell’aria più pulita? Potremmo leggere questo momento come un’occasione per ripensare all’impatto umano sull’ambiente e di conseguenza sulla salute umana. Tornare ad un’organizzazione sociale e spaziale più decentrata. Ritornare a vivere di più il quartiere e la casa.
Dei servizi più vicini, per non spostarci e inquinare inutilmente e anche per riprendere in mano le redini del nostro tempo.

L come Limiti, M come Mobilità, N come Natura,
O come Organizzazione
Ci sono persone organizzate e persone che non lo sono affatto. Beh, nella pandemia organizzati lo siamo diventati un po’ tutti o quasi. Fare la spesa pensando di non andare tutti i giorni, organizzare il proprio tempo per essere produttivi, ma anche fare esercizio fisico…tutto questo ha significato
che siamo dovuti diventare, per non soccombere, organizzati un po’ più di prima.

P come Pandemia, Q come Qualità dell’aria e qualità di vita,

R come Ripensare gli spazi
La pandemia è arrivata in cittá impreparate, squilibrate giá di partenza da decenni di mala gestione nella pianificazione degli spazi pubblici. La pandemia ha solo acutizzato un problema esistente: la mancata distribuzione della ricchezza include anche la sfera spaziale. La casa non è
uguale per tutti. La quantità e la qualità dello spazio non è la stessa per ogni individuo. Vivere in una villa con piscina e vivere nei bassi di Napoli o in un palazzone in una periferia metropolitana… niente di più diverso! Le nostre case sono sempre piú piccole, le nostre cittá sono sempre piú dense. A partire dall’inizio del ‘900 la pianificazione urbana si è concentrata sulla densitá abitativa affinché, con un minore utilizzo del suolo,si possano avere servizi per tutti. Il nostro salotto è, però, diventato la piazza, il nostro giardino è diventato il parco pubblico, il nostro spazio di socialitá é diventato lo spazio aperto. Quando lo spazio pubblico viene a mancare sparisce completamente la nostra sfera della relazioni umane reali. Bisognerebbe partire dai limiti che il Covid-19 ci ha imposto per trasformarli in potenzialità per migliorare la qualità delle nostre relazioni, per studiare la grande quantità di spazi “vuoti”cittadini e restituirli agli abitanti.

S come Social network
Dal momento che tutti gli spostamenti ci sono negati, l’unica soluzione è rifugiarsi in uno spazio relazionale virtuale fatto di Apps, Social Networks e di Web, dove ci sentiamo esperti conoscitori di tutto perché abbiamo, nella migliore delle ipotesi, letto una pagina di Wikipedia o visto in video su
YouTube. Il web è un’incredibile risorsa, ma lo spazio pubblico non trova un degno sostituto nello spazio virtuale, se non forzatamente e temporaneamente.

T come Tempo
La scansione temporale delle nostre giornate è stata stravolta. Le giornate passate quasi interamente a casa, hanno visto azzerato il tempo dello spostamento. I giorni si sono dilatati. La frenesia della città è stata sostituita da una maggiore lentezza. Ci siamo ritrovati a vivere di più il presente.
Con molto tempo libero da dover usare, ma in uno spazio chiuso.

U come Untore podista, V come Verde

Z come Zona 30
Le zone 30 sono delle zone con limite di velocitá a 30 km/h che sono giá entrate nei PRG e nella realtá di diverse cittá. Il primo centro-cittá ad adottare questa filosofia é stata Graz, ma la cittá che ha fatto della zona 30 o meglio della supermanzana la sua filosofia di punta é Barcellona. La supermanzana prevede un zona 30 nelle vie interne e una zona 50 nelle vie esterne. SLOW STREET FOR HUMANS, è la velocitá umana che riprende terreno sulla velocitá delle auto. Con il lockdown abbiamo imparato tutti ad andare piú lentamente e forse le zone 30 riusciranno a prendere
nella città lo spazio che si meritano. Che l’uomo e la bici si riprendano le strade!

IMMAGINI
Immagine 1: Virtual public space
Immagine 2: Home
Bibliografia

  1. Il Mondo a Piedi: Elogio della marcia, David Le Breton, Feltrinelli 2001.
  2. Andare a piedi: Filosofia del camminare, Frédéric Gros, Garzanti, 2013
    Sitografia
    • https://www.archdaily.com/939534/architecture-post-covid-19-the-profession-the-firms-and-theindividuals?
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    • https://www.curbed.com/2020/5/20/21263319/coronavirus-future-city-urban-covid-19?fbclid=Iw
    AR2x3kwE2acGUZGvyyp8xY1-pxcGlrDwlsTD2NxYNyxENUBT5g9IW_e-C98
    • https://theconversation.com/what-cities-can-learn-from-lockdown-about-planning-for-life-afterthe-
    coronavirus-pandemic-136699
    • https://www.internazionale.it/opinione/justin-paul-ware/2020/05/12/proposta-citta-pandemia
    • https://plastique-fantastique.de/iSphere
    • https://www.artribune.com/arti-performative/2020/03/coronavirus-performance-art-futuro