Green network

Municipio II

Green network

Aree tematiche: Il verde pubblico

Organizzazione: Sapienza Università di Roma
Coordinatore e referente prof.ssa: Arch. Fabiola Fratini – fabiola.fratini@uniroma1.it
Con la partecipazione di: Cedissia About, Letizia Appolloni, Ambra Bernabò Silorata, Nathalie Blanc, Antonio Cappuccitti, Catherine Carré, Giordana Castelli, Maria Vittoria Corazza, Daniela D’Alessandro, Marco Di Pietro, Michela Lisi, Thierry Payet, Andrea Spinosa, gli studenti del corso di Tecnica Urbanistica a.a. 2019-2020.

Obiettivi: Sperimentazione di metodologie di partecipazione e co-progettazione innovative, sviluppo di progetti locali di rigenerazione sostenibile con una attenzione rivolta all’inclusione e all’accrescimento del benessere.
Istituzioni coinvolte Sapienza Università di Roma, Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne, Laboratoire de Dynamiques sociales et recomponsition des espaces (LADYSS).

1 – Premessa
L’Accordo di Parigi (COP 21, 2015) e il G7 Ambiente di Bologna (2017) confermano ciò che il Protocollo di Kyoto (1997) aveva già sancito: la necessità di un cambio di rotta e di impegni più stringenti a favore del Clima e dell’Ambiente. Il modello economico dei paesi industrializzati è insostenibile1 e il relativo impatto negativo sul pianeta è una evidenza ormai percepita anche dai suoi abitanti. A distanza di 20 anni da Kyoto l’intensificazione dei fenomeni estremi, dall’aumento delle temperature agli uragani, ha motivato i “protagonisti del mondo” (fatte salve alcune rilevanti eccezioni) a rivedere le stime e sottoscrivere nuovi accordi concernenti clima, energia e biodiversità. È sulle città, dove si concentrano attività, popolazioni e la produzione del 70% delle emissioni mondiali di gas serra, con un consumo di oltre i due terzi dell’energia mondiale (C40 Cities, 2017), che si sviluppano gli impegni e le sperimentazioni per individuare le soluzioni di contrasto ai fenomeni e le strategie di resilienza. In questa prospettiva, i sindaci diventano gli attori della sfida ai cambiamenti e, in occasione del Summit di Parigi (COP 21), promettono di diminuire del 40% le emissioni di gas serra entro il 2030 e di mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia di “+2 °C2” rispetto ai livelli preindustriali. Nel 2017, nel corso del G7 Ambiente di Bologna, anche i primi cittadini delle aree metropolitane italiane decidono di definire strategie comuni per la lotta ai cambiamenti climatici e sottoscrivono “L’Accordo di Bologna”. Tra le azioni prospettate più verde (raddoppio delle superfici verdi entro il 2030), meno consumo di suolo (riduzione del 20% entro il 2020), meno inquinamento (riduzione del 40% delle emissioni di gas serra entro il 2025), più aree per il passeggio e piste ciclabili.

L’Unione Europea, propulsore su scala continentale di politiche e di azioni nel campo della transizione ecologica, sostiene i sindaci e, nel 2008, istituisce il Covenant of Mayors che in dieci anni ha conquistato oltre 7.000 municipalità e si è proiettato dall’Europa verso il mondo3. Del resto, come ammette Timothy Beatly, studioso americano dei fenomeni urbani, sono le realtà europee a rappresentare i migliori esempi su scala globale capaci di dimostrare come le città possano diventare più verdi e, quindi, più vivibili. Ed è proprio a partire da una sollecitazione Europea, la call SCC-02-2017 del programma Horizon 2020, che prende forma il progetto “Green Network San Lorenzo” la cui proposta è quella di sperimentare, a livello di quartiere, la fattibilità di una Green Infrastructure, ovvero un network di percorsi e spazi verdi, di piccole e medie dimensioni, pensati per produrre servizi ecosistemici attraverso nature-based solutions, in un ambito urbano denso e degradato

2 – Quattro obiettivi e un Green Network per San Lorenzo
Clima e Energia, Biodiversità, Mobilità Sostenibile e Partecipazione sono i quattro obiettivi che orientano la ricerca e la prospettiva di testare una Green Infrastructure, in linea con le indicazioni che emergono dalle politiche comunitarie (EU 2020 Biodiversity Strategy), con il fine di produrre benefici ambientali, economici e sociali destinati a migliorare il benessere dei cittadini, la qualità urbana e ad accrescere la biodiversità, attraverso soluzioni naturali (Nature Based Solutions – NBS) . Perciò, a partire dalle istanze europee, il percorso di ricerca affronta i temi del clima e dell’energia (EU Quadro per il clima e l’energia 2030), della biodiversità (EU Biodiversity strategy for 2020), della mobilità sostenibile (EU Action Plan Urban Mobility 2016) e della partecipazione (programmi CORDIS e URBACT), con il coinvolgimento dei cittadini. Infine, la sperimentazione costituisce l’occasione per testare la forma e i contenuti di uno strumento urbanistico innovativo, processuale e non vincolante, incentrato sulla vegetalizzazione e sulla partecipazione degli attori locali. Sulla base di queste premesse, il Green Network San Lorenzo si configura come una ricerca teorica e una sperimentazione sul campo che conta sulla partecipazione di una cittadinanza attiva, delle scuole (Istituto Comprensivo Tiburtina antica 25), dell’Università Sapienza, del Municipio II. Obiettivo finale: individuare spazi di natura e di innovazione, tessere connessioni verdi e relazioni tra attori per rigenerare luoghi e percorsi di quartiere, per migliorare l’accessibilità, la sicurezza, l’inclusione e il benessere, riproponendo l’approccio del rammendo evocato da Renzo Piano. L’obiettivo del Green Network San Lorenzo consiste in una “riconquista verde” del quartiere attraverso l’impianto progressivo di una trama vegetale. Alla stessa stregua dell’Emerald Necklace, realizzato da Frederick Law Olmsted (1822-1903) a Boston, ispirato al principio di trasformare la natura in una componente urbana che renda possibile naturalizzare la città4, il Green Network San Lorenzo intende raccordare, attraverso percorsi accoglienti e vegetalizzati, gli spazi aperti del quartiere (luoghi esistenti sottoutilizzati o non accessibili, pubblici e privati), esaltandone le potenzialità ecosistemiche e veicolando gli effetti positivi della natura nel tessuto urbano.
Nodi e percorsi si rigenerano grazie a una cura di “agopuntura urbana verde”5 che trasforma le piazze e i giardini abbandonati, le parcelle private non costruite in micro-oasi. La qualità urbana, il comfort e il controllo del micro-clima vengono affidati agli alberi, alle facciate e ai tetti verdi; l’inclusione e le pratiche sociali intergenerazionali si sviluppano grazie alla cura di giardini, di orti e di aiuole e la sostenibilità economica viene garantita attraverso la predisposizione di piccole attività. Una nuova gerarchia tra auto e pedoni e le alberature lungo i percorsi trasformano le strade del network in luoghi del passeggio, restituendo ai cittadini “l’esperienza dell’abitare”6. Il Green Network si costruisce attraverso la mobilitazione degli abitanti e la realizzazione di azioni anche piccole, come un’aiuola fiorita intorno ad un albero, attuate in tempi brevi per dimostrare che il cambiamento è possibile. Come ricorda Gilles Clément, gli spazi modesti conquistati attraverso azioni semplici sono davvero importanti dal punto di vista simbolico e consentono di sperimentare un modo diverso di connettere abitanti e natura. Una volta innescato, il processo, se bene affiancato, può conquistare spazi e partecipanti, come dimostrato dalla “rivoluzione verde” nella cittadina inglese di Todmorden7: piccoli interventi di micro-chirurgia urbana sono talvolta sufficienti per rendere i luoghi belli e vivibili. Su queste tracce, la ricerca intende sollevare una domanda semplice quanto essenziale, “in quale città vogliamo vivere domani?”, e prospettare scenari e azioni possibili sul come riconciliare la città e la natura, partendo dal piccolo: un quartiere, un percorso verde, microgiardini e vegetazione a formare una trama, che si sviluppa con gradualità attraverso l’impegno degli abitanti8. In definitiva, il modello urbano sotteso al Green Network è la “City for people” delineata da Jan Gehl9 e la “città paesaggio” descritta da Lucien Kroll10, che propone l’ecologia come scienza relazionale e pratica creativa del paesaggio abitato.

3 – L’esperienza
“Municipio II – Green network” è una ricerca multidisciplinare d’Ateneo della Sapienza di Roma che elabora tematiche alla base della collaborazione con l’Università Panthén Sorbonne 1 di Parigi. La materia è stata ampiamente affrontata durante la Conferenza Internazionale “Biodiversità, partecipazione e forme artistiche11” organizzata da Sapienza, Sorbona e Institut Français nel quadro delle attività italo-francesi “Cultivons notre jardin”. L’evento ha portato ad altrettanto fruttuose collaborazioni con l’Ambasciata di Francia sugli argomenti chiave della ricerca. I primi risultati della lunga presenza sul campo sono stati recentemente pubblicati nel libro “Passione San Lorenzo” nell’ottobre 2018, sotto il titolo “Penelope: Strategie Urbane per San Lorenzo”. Altre esperienze del gruppo di lavoro sono state esposte presso la Biennale dello Spazio Pubblico12 nel 2017. L’attività di ricerca si pone nella direzione della “Salute in tutte le politiche13”, la strategia promossa dall’OMS affinché tutti i settori, sincreticamente, agiscano le loro politiche sui determinanti della salute, con la partecipazione concreta dei cittadini a cui si rivolgono. La ricerca si concentra sugli spazi pubblici del quartiere San Lorenzo di Roma, nel momento storico del suo passaggio da popolare a gentrificato. È in questo contesto che stiamo sperimentando nuove metodologie di placemaking per valutare il livello e il significato del benessere locale, in modo tale da poter fornire alla comunità e ai suoi rappresentanti un “toolkit” di soluzioni possibili e concrete per aumentare il sentimento di appartenenza, la volontà e il desiderio di praticare uno stile di vita attivo, per stimolare e far prosperare il benessere e la salute, sia fisica che psicologica, di abitanti e city users. La metodologia sperimentata è definita dalla successione logica di una serie di strumenti di partecipazione alla costruzione del quartiere:

A. Diagnosi del quartiere:

  • Jane’s Walks14: passeggiate diagnostiche guidate dai membri della comunità che ci hanno permesso di avvalerci dei saperi e delle esperienze, delle speranze e delle volontà degli abitanti locali. Queste passeggiate sono state realizzate nell’arco di tre anni.
  • Atelier Intertexto: esperienza sensoriale del brano di città, resa in forma di poesia dai partecipanti all’atelier guidato dalle ricercatrici Cedissia About e Nathalie Blanc del Laboratoire de Dynamiques sociales et recomponsition des espaces (LADYSS15) di Parigi
  • Cartografie narrative: mappatura dei luoghi importanti per una rete di abitanti che sono stati riconosciuti rappresentativi della comunità da essa stessa. Elaborate sulla base del metodo di Thierry Payet16, artista francese. • T-WSI17: analisi sul campo per rilevare e valutare il potenziale dello spazio pubblico (Benessere Oggettivo). Questo strumento, che ci permette di rispondere alle esigenze della popolazione, è stato elaborato dal Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale dell’Università Sapienza di Roma (DICEA) ed è stato utilizzato dagli studenti del corso di Tecnica Urbanistica.
  • Questionari: interviste singole agli abitanti del luogo nella forma di questionari per valutarne la percezione dell’ambiente e il benessere soggettivo. I questionari sono stati realizzati con l’aiuto della Professoressa D’Alessandro, del DICEA dell’Università Sapienza di Roma e distribuiti dagli studenti del corso di Tecnica Urbanistica. Ciò che risulta da questo primo passaggio è una carta che esprime la condizione dello spazio pubblico nel quartiere.

B. Co-progettazione di scenari futuri e progetti locali

  • Carticipe18: cartografia online che raccoglie le idee proattive della comunità per il miglioramento del quartiere. Le proposte sono geolocalizzate e divise per i tre principali temi “spazio pubblico”, “mobilità” e “servizi”, con relative sottocategorie più precise. La carta permette di votare e commentare le idee altrui, di postare immagini e di condividerle attraverso i social network. Lo strumento rilascia, inoltre, dati statistici (raccolti in forma anonima) sulla base di quanto immessi sulla carta. Lo strumento è stato gentilmente concesso in forma gratuita da Repérage Urbaine19.
  • Unlimited Cities20: un’applicazione di “urbanistica collaborativa” che permette alle persone di scattare una fotografia sulla quale co-progettare specifici spazi pubblici attraverso una libreria personalizzata di oggetti, ciascuno dotato di brevi descrizioni dei vantaggi e svantaggi. L’applicazione è stata acquistata dall’Ateneo presso l’organizzazione 7 Milliards d’ Urbanistes21, in partnership con l’agenzia Habitat dell’ONU.

I diversi strumenti sono stati accostati per affinità e differenza per definire una lettura plurale della città e percorrere il passo successivo, ovvero dalla lettura alla co-progettazione, sviluppando e sostenendo la capacità del “fare” degli abitanti. Dare la possibilità alle persone di far parte del processo di city-making può aumentare in loro la consapevolezza che la città sia effettivamente il risultato anche delle loro azioni. In questo modo i cittadini possono sentirsi responsabili dei quartieri che hanno co-progettato, rispettando e godendo degli spazi in cui vivono. Obiettivo ultimo è quello indagare se questi nuovi strumenti più diretti e user friendly rappresentino davvero il supporto per guidare il cambiamento.

4 – Conclusione
Le azioni conoscitive per la definizione dello stato di fatto costituiscono la fase preliminare comune alle singole azioni progettuali che possono essere sviluppate in tempi diversi.La fase conclusiva consiste da una lato nella realizzazione delle azioni progettuali dall’altro nell’avvio del processo di valutazione e di monitoraggio dei risultati ottenuti. I risultati attesi riguardano:

  • tutto ciò che ruota intorno al coinvolgimento dei cittadini e che supporta la formazione di una cittadinanza attiva e responsabile; a questi si accompagnano la sperimentazione di metodologie di placemaking, di co-progettazione, co-gestione e co-finaziamento di progetti verdi con il supporto di una piattaforma digitale, l’uso di social network e app a supporto di un progetto condiviso che rappresentano una componente innovativa nel campo dell’urbanistica;
  • l’implementazione di un programma di “trasformazione verde” del territorio sviluppato secondo un’ottica multidisciplinare ed elaborato da una équipe multidisciplinare di ricercatori, con la partecipazione di centri di ricerca diversi presenti sul territorio del Municipio;
  • lo sviluppo e il sostegno alla creazione di reti locali a supporto di una cittadinanza consapevole;
  • la diffusione della cultura della sostenibilità e della natura attraverso progetti che coinvolgono i ragazzi delle scuole, gli studenti universitari e i cittadini