STAMPAXI WALL – partecipare, riflettere, riconquistare la città

Sardarch Architettura (Cagliari)

Stampaxi wall é un progetto di partecipazione, di collaborazione, di reti che si uniscono con uno stesso scopo, portato avanti nel vuoto urbano tra Via Fara e Via Santa Margherita nel quartiere Stampace a Cagliari. Stampaxi Wall più che una installazione estremamente temporanea è un muro parlante, generato dalle idee e dai suggerimenti dei cittadini e tirato su grazie alla collaborazione dei generosi volontari presentatisi un’ assolata domenica mattina.
Un muro che sottolinea la sempre più impellente necessità di rendere partecipe, di coinvolgere come parte attiva una cittadinanza sempre meno tollerante rispetto a progetti che piovono dall’alto e che vedono l’utente finale, il cittadino, costretto ad adeguarsi a spazi urbani costruiti esclusivamente nell’interesse di pochi. Stampaxi Wall non cela intenzionalità progettuale, non è una protesta contro questo o quel progetto, né ha nessun secondo fine che non sia quello di invitarci a riflettere sulla nostra città e sull’utilizzo che oggi facciamo dello spazio pubblico. Gli scambi sociali sono sempre meno legati agli spazi pubblici, assistiamo ad una crescente e costante privatizzazione del nostro tempo libero che tende a legarsi sempre più a spazi per il consumo, bar, ristoranti, centri commerciali, palestre.
“Spazi socialmente omogenei che rendono improbabili incontri con persone socialmente diverse, spazi che rendono sempre meno utili gli spazi pubblici dal punto di vista della propria funzione di aggregazione sociale” (Mike ArambuM, UAB)
Stampaxi Wall, attraverso il paradossale regolamento che compone la scritta “NON È UNA PIAZZA” è quindi un invito a riflettere sulla nostra reale necessità di spazio pubblico e un invito a riconquistare le nostre città, a riappropriarci di spazi che passivamente lasciamo degradare perché nulla apportano al nostro stile di vita, dimenticando la responsabilità di ognuno di noi nei confronti del luogo in cui vive, la responsabilità di essere cittadini.
Il progetto ha preso il via a gennaio su ispirazione di alcune esperienze portate avanti dal collettivo newyorkese Illegal Art e ripreso in Spagna e Argentina dal Colectivo Trecediecinueve. Rispetto all’originario progetto raccontato nel “Suggestion book” , che prevede una raccolta itinerante di suggerimenti spontanei su un qualunque argomento, il nostro indirizza i suggerimenti raccolti verso uno spazio fisico ben preciso, lo sterrato di via Fara nel cuore del centro storico cagliaritano.
Questo ampio vuoto urbano nel quartiere storico di Stampace è stato interessato nel 1994 da un brutale sventramento per motivi igienico sanitari e, per diversi anni, ha ospitato un campetto da calcio, che costituiva uno dei principali spazi di aggregazione per i ragazzi del quartiere, e uno spazio parcheggio libero. Oggi è, in gran parte, dato in gestione all’associazione dei balestrieri di Cagliari, e versa in uno stato di degrado e incuria, dovuto a un imbarazzante immobilismo dell’amministrazione a fronte degli interessi dei proprietari e dei vincoli presenti sull’area, nonostante venga definita come strategica in tanti documenti di pianificazione redatti negli ultimi decenni.
Durante il mese di Gennaio 2010, Sardarch ha organizzato alcune giornate di raccolta delle idee e delle proposte dei cittadini interessati a quest’area attraverso la “scatola dei suggerimenti”, una scatola di cartone con una piccola fenditura sulla parte superiore in cui le persone incontrate casualmente nelle vie di Stampace alto e invitate a partecipare tramite internet hanno potuto inserire il proprio suggerimento.
Le idee raccolte appartengono a persone di tutte le età, residenti di Stampace e non: tutte le persone che passando di fronte alla nostra postazione in Via Azuni hanno dedicato tempo e immaginazione per dare un contributo alla reinterpretazione di questo vuoto urbano.
Gli oltre 160 suggerimenti raccolti sono stati catalogati in alcuni gruppi principali (spazi verdi, attività sportive,parcheggi e contenitori di aggregazione), a cui ne abbiamo aggiunto uno che comprende le proposte in cui si prevede un insieme di funzioni diverse (mixed use) e un altro che abbiamo preferito considerare senza categoria, che comprende idee e proposte molto diverse.
L’ultima fase del progetto è stata l’esposizione dei risultati della raccolta di suggerimenti, attraverso un’installazione temporanea che ha coinvolto una ventina di giovani cittadini.
L’installazione è consistita in un muro di pannelli in cartone riciclato ricoperti da fogli A4 verdi (contenenti i suggerimenti dei cittadini) e bianchi (contenenti un paradossale regolamento sull’uso dello spazio pubblico). La composizione di fogli verdi e bianchi e’ stata concepita in modo da creare la scritta bianca “NON E’ UNA PIAZZA” su sfondo verde.
Il muro successivamente è stato innalzato lungo il margine del vuoto che negli ultimi anni è stato precluso all’uso dei cittadini che hanno iniziato ad usarne i bordi in modo spontaneo (come supporto per stendere i panni, come seduta all’ombra, ecc).
Il muro contiene una duplice provocazione-messaggio con la scritta “NON È UNA PIAZZA”, attraverso la reiterazione di un regolamento che vuol mettere in evidenza il fatto che le nostre attività sociali tendono sempre più a divincolarsi dallo spazio pubblico relazionandosi solo a spazi privati e del consumo.
NON È UNA PIAZZA rappresenta in primo luogo la riaffermazione del fatto che quello spazio ora non è una piazza, non è ciò che i cittadini in gran parte vorrebbero. Il testo del regolamento, invece, porta tutti a riflettere sul fatto che noi stessi, che a gran voce reclamiamo una piazza, forse non ne abbiamo davvero bisogno se non modifichiamo il nostro stile di vita che esclude lo spazio pubblico da gran parte delle attività che tradizionalmente lo caratterizzano. Di conseguenza un’esortazione: riappropriamoci dello spazio pubblico, viviamolo.