Il malerbario per una lettura dello spazio pubblico

  • arch. Marco SessaCoordinatore master Garden Design – ISAD
  • Barbara Boschiroli, Marco Sessa, Giulia UvaAtelier delle verdure

I residui accolgono specie pioniere a cicli rapidi. Ognuna prepara l’arrivo delle successive, i cui cicli si allungano fino all’installarsi di una permanenza. Tra questi frammenti di paesaggio, nessuna somiglianza di forma. Un solo punto in comune: tutti costituiscono un territorio di rifugio per la diversità. Ovunque, altrove, è scacciata.

Gilles Clément, Manifesto del Terzo Paesaggio, Quodlibet, Macerata, 2005
Da qualche tempo Atelierdelleverdure sta concentrando i propri sforzi di ricerca su un progetto di mappatura di realtą urbane in via di trasformazione, degradate, sotto-utilizzate, attrverso la lettura di fenomeni di riappropriazione vegetale.
Il Malerbario si propone di monitorare quei luoghi della cittą che specie vegetali spontanee e pioniere, considerate solitamente come malerbe, erbacce e infestanti, hanno colonizzato. Sempre più spesso si assiste a luoghi degradati, destinati a future trasformazioni ancora non in atto,luoghi marginali dove si insediano fenomeni spontanei di riappropriazione da parte di differenti popolazioni. Qui la vegetazione compie lo stesso, parallelo, processo attuato dall’uomo, incuneandosi nello spazio lasciato libero dalla città, succhiando linfa da un fazzoletto di terra tra asfalto e recinzione. Libera, istintiva, democratica. Il terzo paesaggio di G. Clement ha stimolato il progetto del Malerbario, una mappatura dei luoghiattraverso la loro capacitą di accogliere piante spontanee. Traendo spunto dalla riflessione che “le infestanti sono piante di cui ancora non sono state scoperte le virtù. il progetto proposto indaga il tema del mondo vegetale che contamina l’artificiale, associando ai mille significati aperti, relativi a una possibile riqualificazione degli spazi, le virtù sconosciute delle malerbe.
Il progetto si realizza attraverso la raccolta delle erbe reperite sul posto, e la successiva costruzione di un orto botanico site-specific in cui vengono esposte e catalogate insieme alla mappatura dei luoghi in cui sono cresciute.
Si tratta quindi di un approccio alla realtà urbana che mira ad interpretare le trasformazioni del paesaggio urbano contemporaneo, attraverso la mappatura dell’universo vegetale come serbatoio di biodiversità.