Risultati sconfortanti dall’indagine Legambiente sugli edifici e i servizi scolastici

di Pietro Garau, redazione BiSP

Tutti amiamo trovare e documentare esempi di eccellenza nel mestiere difficile di migliorare le condizioni di vita nelle nostre città. Le “buone pratiche” ci danno speranza: se è successo lì, perché’ non potrebbe capitare anche altrove?

A questo ottimismo della volontà è però anche utile affiancare la conoscenza di come vanno le cose in un quadro sufficientemente ampio di situazioni.

E’ quanto ha fatto Lega Ambiente nel suo ventesimo rapporto “Ecosistema Scuola” uscito il 10 marzo scorso.

Il rapporto, che ha preso in esame le infrastrutture e I servizi scolastici in 87 dei 111 capoluoghi di provincia italiani, descrive una situazione sconfortante.

Su un campione di 6.156 edifici – sintetizza il rapporto – in 87 comuni capoluogo di provincia, frequentati da circa 1,2 milioni di studenti, risulta che circa il 58% delle scuole non ha certificazioni base come l’agibilità; ricade in area sismica 1 e 2 il 43% delle scuole, di cui solo poco più del 30% è costruito con la tecnica antisismica; più dell’87% degli edifici è sotto la classe energetica C. Non è stato ancora bonificato l’amianto in 145 edifici (in gran parte al nord) di quelli oggetto d’indagine, frequentati ogni giorno da 28.500 studenti. La metà delle scuole non ha impianti per lo sport e solo il 55% circa ha la mensa scolastica. 

In venti anni di indagine risulta costante, inoltre, il divario tra nord, centro, sud e isole.

Breve riflessione su uno di questi dati: nel paese che esulta alle imprese dei suoi eroi olimpici, metà degli studenti non possono praticare attività sportive a scuola. Ma niente paura: ci pensano le mamme, che li possono sempre trasportare in automobile al circolo sportivo privato pronto ad accoglierli.

Servirebbero 200 miliardi

Il rapporto informa inoltre che La Fondazione Agnelli, sulla base dei dati dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, ha quantificato in circa 200 miliardi i fondi necessari per ristrutturare e rinnovare le scuole italiane, ed

auspica che la sistemazione dell’edilizia scolastica costituisca un elemento centrale dell’obiettivo nazionale della “transizione ecologica”. Ebbene: questo obiettivo di semplice adeguamento delle strutture scolastiche corrisponde all’intera quota assegnata all’Italia dal “Recovery Plan” europeo, cui spesso ci si riferisce come  “NextGenerationEU”: un nome, purtroppo, che si vorrebbe attribuire ad una preoccupazione per le generazioni dei più giovani. 

L’indagine Legambiente ci può dare un’idea degli spaventosi ritardi che il nostro paese ha accumulato negli anni, e degli enormi sforzi che dovremmo riuscire a fare semplicemente per metterci al passo con nostri partner europei più attenti a questi temi.

Fa comunque bene il rapporto a proporre un cambio di passo dimostrativo, proponendo al MInistro dell’Istruzione di  inaugurare  100 scuole sostenibili nelle ‘periferie’ del Paese e di dare il via alla riqualificazione energetica partecipata degli edifici.

Ricordiamo la speranza espressa al sorgere della pandemia: nulla dovrà più essere come prima. Speriamo che, al contrario di prima, perlomeno si inverta la tendenza a continuare a sottrarre risorse alla scuola pubblica.