Bologna, “Scuole di quartiere”

di Piero Rovigatti (redazione BISP)

Sembra quasi una tautologia, parlare di “scuole di quartiere”. Cosa dovrebbe esserci, di più legato alla dimensione locale per antonomasia, alla scala della prossimità urbana, del “quartiere”, appunto, delle vecchie, care, irrinunciabili scuole (pubbliche), molto spesso, e sempre più – in particolare nei contesti di disuguaglianza urbana e sociale, e di progressiva povertà educativa – ultimo baluardo e presidio pubblico di tali contesti, spesso abbandonate a se stesse, nella costante contrazione dello stato sociale che ha accompagnato i processi di degrado economico e sociale dei contesti urbani italiani, esacerbati dall’emergenza COVID, in cui siamo ancora sostanzialmente immersi?

E invece non è così. E nell’Italia dove molte città hanno intrapreso la strada della costruzione dei “poli scolastici integrati” – della concentrazione di funzioni un tempo diffuse e ramificate anche nei più piccoli borghi urbani, e nelle propaggini periferiche più remote,  costruiti per “razionalizzare” e “rendere più efficienti” i sistemi educativi locali, in realtà per contenere la spesa pubblica, impoverendo l’infrastruttura fisica e sociale della città – parlare di “scuole di quartiere” acquista quasi il valore di una provocazione, e di una sfida, oltre che di una riscoperta, come in fondo dovrebbe essere. Affinché le scuole riacquistino il loro valore, e funzione, di componente fondamentale dell’organizzazione urbana alla scala locale, e il loro legame con i quartieri di cui dovrebbero essere considerate centro, al pari delle chiese e dei palazzi comunali delle città medievali.

È l’idea che ha portato alcuni a parlare dello spazio pubblico attorno e davanti alle scuole come dei nuovi sagrati – tema di cui come BISP ci siamo già occupati, e di cui continueremo ad occuparci –– i sagrati scolastici di Paolo Pileri – ; diversi comuni europei a produrre programmi indirizzati a proteggere e a dare cura alle scuole pubbliche e al loro intorno spaziale; la Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACT a promuove attraverso bandi competitivi nazionali l’idea di una “Scuola (che) attiva la Cultura”, nel programma nazionale Piano Cultura Futuro Urbano[1], che si appoggia anche alla strategia delle “Biblioteche Casa di Quartiere”, su cui torneremo presto, su questa Newsletter. Per non parlare, in ultimo, dello stesso Ministero dell’Istruzione, che da qualche tempo sorregge (ahimè, con ben poche risorse) l’idea della scuola come centro civico di quartiere, ipotesi rafforzata, recentemente, anche sul piano normativo e strumentale dalla promozione dei Patti Educativi di Comunità di cui abbiamo trattato nella NL n.5.

È all’interno di questa linea, assieme, di pensiero, e di sperimentazione urbana, che va dunque inquadrata l’esperienza in corso delle “Scuole di quartiere” del comune di Bologna, di cui riportiamo, a seguire, alcuni estratti di programma. Un progetto e un programma complesso, su cui come BISP intendiamo suggerire attenzione, e su cui torneremo, lasciando la parola ai diretti protagonisti, e magari a chi ha avuto modo di fruire di queste nuove, interessanti e ben auguranti infrastrutture sociali.

Tre gli slogan, che già dalla pagina del sito, annunciano e qualificano il progetto: “non ci sono docenti, ma comunità educanti”; “non ci sono banchi, ma quartieri”; “non ci sono alunni, ma ragazzi e ragazze”, che appaiono forse più elementi di un programma in divenire, di difficile ma affascinante realizzazione, che affermazioni di realtà realizzate e consolidate. Perché poi ci sono, eccome, le scuole, nei quartieri, anche a Bologna. Quelle creative, innovative – “Laboratori di moda, musica, teatro, danza, artigianato, fino alle nuove tecnologie e all’arredo urbano” – dell’agire in senso transitivo all’interno delle comunità e dei tessuti urbani, realizzate dal progetto nell’obiettivo comune di “progetti (19) concreti fondati sui principi d’inclusione e di pari opportunità, sostenendo chi, sui territori, si prende cura delle persone e dei luoghi”. E quelle di frontiera, e di presidio, pubblico, di cui parlavamo nelle note iniziali, che fronteggiano emergenze sempre maggiori, ben analizzate, peraltro, negli studi accurati che il Comune di Bologna ha dedicato da tempo ai temi delle vulnerabilità urbane e delle povertà educative[2].

Due storie parallele, insomma, e due questioni, forse, da mettere in relazione, oltre quanto sta già avvenendo, nella complessa condizione dei quartieri bolognesi, magari proprio all’interno dei nuovi strumenti di supporto alle comunità educanti, riecheggiate ancora nelle note iniziali della presentazione ufficiale del progetto. E che ci piacerebbe ancora analizzare, come detto, assieme ai loro protagonisti. Per adesso siamo andati a cercarle, le nuove Scuole di Quartiere, nell’unico modo possibile, in questi tempi di pandemia, localizzandole, nella mappa condivisa che mettiamo a disposizione di chi vuole implementarla, attraverso il nostro sito, che la ospita, come atto inaugurale di una pratica di osservazione, per ora a distanza, che vorremmo presto estendere e condividere anche in altri modi.

https://www.google.com/maps/d/edit?mid=1QVacvjMfFcjqLsVmrBjdy40Kp6F-DYxb&usp=sharing

“Le Scuole di Quartiere promuovono comunità educanti e solidali, tessendo relazioni di prossimità. (…) Non sono scuole quindi, nel senso stretto del termine, ma percorsi partecipati e formativi, aperti e plurali, che coinvolgono spazi istituzionali come teatri, musei, biblioteche ma anche strade, piazze, parchi nella profonda convinzione che la cultura possa davvero creare comunità solidali, in cui nessuno è escluso. Non ci sono i banchi ma i quartieri e la loro identità. Non ci sono alunni, ma le comunità. Non ci sono docenti ma una rete di realtà, enti e associazioni caratterizzate da un approccio innovativo e sperimentale e unite da un obiettivo comune: mettere in campo progetti e attività che vogliono essere generatori di cambiamento, partendo dalle specificità di ogni territorio e intrecciandosi alle storie e alle persone che quei luoghi li abitano.

Promosse da un’alleanza di Imprese sociali, Associazioni culturali e Istituzioni come Musei, Biblioteche e Teatri di Bologna, insieme in uno stesso grande progetto, coordinati da Comune di Bologna e Fondazione Innovazione Urbana, le Scuole di Quartiere hanno l’ambizione di rafforzare il legame tra le diverse identità locali di una città che ha nel suo DNA la partecipazione civica e la valorizzazione delle differenze.

Le Scuole di Quartiere nascono sulla base di quanto emerso nei Laboratori di quartiere, spazi di confronto attivati in tutti i quartieri di Bologna dal 2017 e agiscono su aree individuate grazie a dati demografici e socio-economici, come quelli raccolti nelle Mappe della fragilità. All’interno della seconda edizione del Piano innovazione urbana e di una mappa costruita grazie alle informazioni raccolte nei Laboratori è possibile conoscere le priorità e i bisogni emersi in tre anni di percorsi di ascolto e partecipazione quartiere per quartiere.

Le Scuole di Quartiere nascono con un inedito finanziamento pubblico, grazie a circa 7 milioni di Euro di fondi PON Metro – Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane messo in campo dal Comune di Bologna. Tutti gli attori non istituzionali sono stati selezionati attraverso bandi disponibili in questo sito nelle pagine dedicate ad ogni progetto raccolti nella sezione “Progetti“

Scuole di Quartiere ha l’ambizione di continuare una storia che a Bologna comincia molti, molti anni fa…

https://scuolediquartiere.bo.it/chi-siamo/

Per saperne di più:

https://scuolediquartiere.bo.it

https://scuolediquartiere.bo.it/progetti/

https://scuolediquartiere.bo.it/notizie/

https://scuolediquartiere.bo.it/partecipa/

http://dati.comune.bologna.it/citta_dei_dati

http://dati.comune.bologna.it/node/1183

http://dati.comune.bologna.it/node/1184

Il progetto è stato cofinanziato dall’Unione Europea – Fondo Sociale Europeo, nell’ambito del Programma Operativo Città Metropolitane 2014-2020. www.ponmetro.it – @ponmetro1420


[1] http://www.aap.beniculturali.it/Cultura_Futuro_Urbano.html

[2] http://www.comune.bologna.it/iperbole/piancont/poverta/PRES%20Periferie%20a%20Bologna30maggio.pdf?fbclid=IwAR3l2rrvHdg9VoyhuDkWQV4KOtl7538RKcF3VoycbzpzjUuO7R6NUn5CJBI