“Dismissioni e città eventuali”

  • Arch. Emilio Corsaro
  • Prof. Raffaele Mennella

La città d’architettura e quella per milioni di abitanti non hanno mai eliminato le marginalità e le indecisioni formali e funzionali che possedevano e possiedono per propria natura di continua costruzione; le comunità che le vivono, nel mutare delle proprie condizioni, diventano le artefici dei loro cambiamenti.
Il ridisegno dei luoghi pubblici a partire dagli incontri settimanali dei “temporaneamente residenti” ed il “possesso” di luoghi “dimenticati” e marginali e/o dismessi, hanno, di fatto, posto le premesse per indagare assetti temporanei a partire da eventi ripetuti e ripetibili definiti, piuttosto, dalle presenze e dagli incontri più che da perimetri fisicamente decisi e arredi. In questo lo spazio a disposizione era ed è tanto più opportuno quanto più è anonimo e strategico rispetto agli incontri ed agli accessi, opportuno per dimensione, ma più virtuale che definito nella sua “forma”. Questa “qualità” essenziale per gli incontri “eventuali” sembra reiterare una scelta costante per gli usi altri e contrari ai “luoghi comuni” che le città hanno sempre favorito; si pensi al ruolo degli spazi oltre le mura per gli allestimenti delle Kermesse, all’uso “multiforme” dei Campi di Marte alla scelte delle esplanades urbane per i raduni politici.
Paradigmatici contemporanei di eventi “esplorativi e sperimentativi” il Festival SaggiPaesaggi 2007 di Ascoli Piceno, e la “Design Charrette” di Westerholt illustrano, l’esplorazione “itinerante” e la riappropriazione di una memoria collettiva, attraverso la città, di uno spazio dismesso (la SGL Carbon di Ascoli P.), e la progettazione come “evento” di risignificazione e strumento di costruzione tentativa della “città eventuale”.