“Progettare lo spazio pubblico intelligente”

“Progettare lo spazio pubblico intelligente”


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Smart City Exibition – Fiera di Bologna 29-30-31 Ottobre 2012

Laboratorio: “Progettare lo spazio pubblico intelligente”
Fiera di Bologna, Smart City Exibition

Report a cura di Chiara Pignaris

Il laboratorio, introdotto da Mario Spada e coordinato da Chiara Pignaris e Giovanni Ginocchini, ha rappresentato una preview dei principali temi che saranno affrontati dalla seconda Biennale dello Spazio Pubblico che si svolgerà a Roma dal 16 al 19 maggio 2013, invitando i partecipanti ad esplorarli con un “approccio smart”.

L’appuntamento ha richiamato oltre sessanta rappresentanti di enti pubblici, aziende, università e associazioni provenienti da diverse parti d’Italia, ed è stato organizzato sotto forma di dialogo fra i dirigenti di tre città partner della BiSP -Torino, Bologna e Firenze- che hanno presentato casi reali complessi e problematici, e una decina di esperti “smart” che hanno avuto il compito aiutare a evidenziare gli elementi chiave per la ricerca delle possibili soluzioni.

Lo scambio di esperienze tra amministrazioni ed esperti, ha favorito la messa a fuoco dei temi e l’individuazione di alcuni quesiti significativi, ma anche l’individuazione di alcuni spunti che possono ispirare la ricerca di “linee guida” per uno spazio pubblico intelligente. Il contesto della manifestazione, caratterizzato dalla “contaminazione” delle discipline e dalla presenza di una grande varietà di attori pubblici e privati, ha permesso di affrontare la questione della qualità dello spazio pubblico con un approccio olistico, integrando fra loro argomenti e discipline.

I temi tracciati saranno sviluppati nei prossimi mesi mediante call for paper e discussioni online sul sito della Biennale Spazio Pubblico (www.biennalespaziopubblico.it) ma soprattutto saranno approfonditi durante l’iniziativa: “Lo spazio pubblico ai tempi della crisi – viaggio nei Comuni delle buone pratiche”, a cura di INU, ANCI e Cittalia, in cui dieci Comuni di Regioni diverse organizzeranno laboratori tematici per confrontare esempi innovativi di progettazione e gestione degli spazi pubblici.

Casi di studio
Giacomo Leonardi, dirigente del Comune di Torino, ha illustrato la situazione dell’area di Porta Palazzo, caratterizzata da elementi di criticità legati al degrado, alla sovrapposizione di funzioni, alla multiculturalità, ma anche ricca di opportunità e dinamicità, se pensata come spazio urbano dell’incontro tra mondi, odori e sapori.
Francesco Evangelisti, dirigente del Comune di Bologna, ha presentato il caso di “Piazza Verdi”, oggetto di un intervento di riqualificazione appena completato, che registra aspetti problematici in relazione alla compatibilità di usi, alla fruizione da parte di soggetti molto diversi e al necessario ampliamento del processo di rigenerazione ad un’area più vasta.
Simone Tani, dirigente del Comune di Firenze, ha descritto le problematiche relative al Parco delle Cascine, uno dei progetti di punta dell’Amministrazione fiorentina, un’area di 400 ettari nel cuore della città oggetto di un complesso programma di rilancio e valorizzazione che mira a contrastare fenomeni di degrado e scarso utilizzo da parte dei cittadini.
Ai quesiti posti dalle amministrazioni, hanno provato a rispondere i diversi esperti, tra i quali:

Alberto Masini
Business Development Manager – Public Sector Microsoft
Danilo Bianco
Responsabile Marketing SELEX Elsag
Paolo Coppola
Assessore all’Innovazione ed e-government Comune di Udine
Gianluca Cantisani
Associazione Genitori Scuola di Donato – Roma
Giulia Pietroletti
Presidente Citta delle Mamme Roma
Marcello Capucci
Dirigente di servizio Settore Trasformazione Urbana e Qualità Edilizia Comune di Modena
Luca Lanzoni
Università di Ferrara

Questioni affrontate
I tre casi presentati hanno evidenziato che gli ingredienti principali di uno spazio pubblico “intelligente” sono la creazione di un ambiente culturale favorevole e la messa in rete dei diversi soggetti che possono produrre cambiamento. Se si riesce a realizzare questa condizione, anche un limite (o un problema) può trasformarsi in opportunità. Ma come condividere le “regole del gioco” quando gli attori sono molteplici? Come rispondere alle mutevoli esigenze? Come affrontare fenomeni complessi come ad esempio quelli immigratori?
Quando si opera negli spazi delicati dei centri storici, non è facile conciliare domande d’uso spesso conflittuali, coniugare la storicità dei luoghi con le spinte della contemporaneità, con usi “mobili” o temporanei… Gli investimenti legati alle smart city possono portare le tecnologie al servizio dello spazio pubblico, ma cosa vuol dire “avere il computer a disposizione”? Cosa vuol dire costruire “parchi pubblici intelligenti”? Come risolvere problemi che sembrano senza via d’uscita, come ad esempio il futuro delle migliaia di ippodromi sparsi in Italia, che non riescono più a sostenersi economicamente? È possibile rendere “smart” un ippodromo?
E poi la “domanda delle domande”: come continuare quando i finanziamenti iniziali finiscono?

Prime risposte e raccomandazioni
Gli esperti hanno evidenziato che, se usate in modo “intelligente”, le tecnologie possono diventare uno strumento che aiuta a “far interagire tra loro” le persone, ribaltando la situazione attuale che vede i luoghi pubblici come “condomini di gente che non si parla”. È necessario però ideare strumenti di informazione multilingua e diffonderne l’uso, anche presso gli anziani, e finalizzare la tecnologia a gestire in modo dinamico lo spazio urbano. Non dobbiamo diventare “schiavi” delle tecnologie, ma piuttosto il computer deve essere “uno schiavo” nelle nostre tasche, però dobbiamo imparare a capire cosa vogliamo chiedergli.
Per ottenere città smart servono soprattutto “politiche intelligenti”. Lo spazio pubblico è per definizione “terreno di conflitti”, ma si possono promuovere “laboratori civici” dal basso, aprire le scuole al territorio facendole diventare laboratori di cittadinanza attiva, aprire ad usi sociali le strutture sottoutilizzate… Creare, insomma, spazi e occasioni dove i cittadini possano incontrarsi non solo virtualmente, navigando nel “continuum urbano”.
Grazie alle tecnologie, oggi possiamo mappare tutti gli spostamenti delle persone, far muovere i “bit” al posto dei cittadini, utilizzare dispositivi di “sensoristica intelligente”, ma per risolvere i problemi i dati devono essere finalizzati alle necessità della gestione urbana.
Gli urbanisti hanno però sottolineato come sia necessario, parallelamente, accompagnare tutto questo con programmi di rigenerazione e riqualificazione lo spazio urbano, con politiche di fluidificazione della mobilità sostenibile che permettano di ridare continuità degli spazi urbani, ricollegando il centro alle periferie. Per essere davvero “smart”, inoltre, le politiche per lo spazio pubblico dovrebbero promuovere la progettazione partecipata degli spazi urbani e incentivare le forme di gestione partecipata.
Il ruolo dei cittadini e il coinvolgimento dei privati, possono diventare gli elementi chiave anche per superare il problema dei finanziamenti, ad esempio promuovendo microprogetti sostenuti da “microfferte”, oppure studiando forme nuove di appalti “sub-commerciali”.

Parole chiave
pedonalità e ciclabilità
illuminazione “intelligente”
cultura e “multicultura”
socialità, strutture aggregative
“aprire” le strutture esistenti (es. le scuole)
politiche “intelligenti”
tecnologie diffuse
uso intelligente dei dati
gestione condivisa dei “beni comuni”
mix use public space
progettazione partecipata

1 Response

  1. Veniero Carlo Maria Moroni

    Se il cellulare ha conquistato tanta rilevanza se Facebook ha miliardi di utenti è evidente che la domanda di interazione sociale è fortissima e anche che questi strumenti sono succedanei di rapporti personali che la gente non riesce ad avere. Perchè? Semplicemente per la distanza e per la non conoscenza dei viciniori.La città non mette in relazione le persone e gli stessi edifici non mettono in relazione le persone. Esistono problemi di scala e problemi di morfologia urbana. Non si può avere rapporti con le persone in un viale di 30 m ma incontrandosi per le calli di Venezia larghe meno di tre metri ci si saluta al secondo incontro. Non credo sia sensato muovere la gente verso il centro per avere una maggiore socialità, qualche incidente di più si ma non è il centro a essere vissuto male ma le periferie che non hanno centro perchè non hanno le stesse strade con lo stesso calibro. Le strade di periferia agiscono sulle persone come il tubetto del dentrificio, ti spingono via, fuori, le strade del centro ti fermano e di fanno girare, questo è ciò che bisogna costruire ma l piani urbanistici non ne sanno assolutamente nulla e dalla carta di Atene perseguono la loro ignoranza uccidendo la gente che non può far altro che inquinare ogni giorno sempre di più.