Un libro per raccontare la riconquista dello spazio pubblico a seguito della rivoluzione dei gelsomini

A quattro anni dall’anniversario della Rivoluzione araba le elezioni in Tunisia hanno mostrano il cambiamento profondo del Paese. “Una città. Una rivoluzione. Tunisi e la riconquista dello spazio pubblico” è il titolo del volume edito nel 2014 a cura della Prof.ssa Chiara Sebastiani per Pellegrini Editore. Il libro è incentrato sull’importanza della riconquista dello spazio pubblico a seguito della rivoluzione dei gelsomini in Tunisia soprattutto sul ruolo delle donne in questo processo.

Argomento di indagine della Sebastiani, Docente di Teoria della sfera pubblica e Politiche locali e urbane presso l’Università di Bologna, è la disamina del rapporto fra lo spazio pubblico e il cambiamento politico Può la sfera pubblica esistere nello spazio astratto dei media e delle nuove tecnologie senza legami con gli spazi delle relazioni? Il libro, attraverso una serie di argomentazioni afferma l’ esistenza di un legame stretto fra spazio fisico e pratica politica.“L’hanno chiamata the Twitter revolution o the Facebook revolution. Questa idea del virtuale mi irrita. Noi abbiamo incominciato riconquistando la strada” (Riadh Ferjani, sociologo tunisino, conferenza Espace public en démocratie, 2011). Non si possono capire gli effetti che avrà il risultato delle nuove elezioni in Tunisia, senza indagare le dinamiche relazionali e spaziali innescate dalla rivoluzione del 2011. Punto di vista privilegiato dell’autrice del libro, profonda conoscitrice della realtà tunisina, è la presenza fisica sul territorio, nel cuore pulsante del cambiamento, da dove ha seguito le recenti elezioni. Molto si è discusso, soprattutto sui media e nell’opinione pubblica occidentale, sul ruolo svolto dai social network nella diffusione della rivoluzione del 14 gennaio in Tunisia, riducendo la sfera pubblica al solo livello virtuale e dando assai minor importanza al primo importante esito della lotta: la riconquista dello spazio pubblico. Il libro analizza le modalità con cui la rivoluzione ha cambiato il paesaggio urbano di una capitale, mostrando così la stretta relazione fra spazio fisico e pratica politica. La trasformazione strutturale dello spazio pubblico tunisino attraverso la rivoluzione ha messo in evidenza come, in situazioni politiche estreme, il corpo nello spazio pubblico diventi strumento politico.
Sono passati quattro anni dalla “Rivoluzione dei Gelsomini”, scintilla della “Primavera araba”. Questo mutamento ha mostrato i suoi segni anche nello spazio pubblico: la lotta per la libertà di espressione si è commutata in espansione dello spazio fisico politicizzato. Ma è ancora una volta sul corpo delle donne che in Tunisia si combatte la battaglia più dura del percorso di democratizzazione e ricerca della propria identità di Paese. Madri e figlie che sono state in prima linea durante la rivoluzione e che oggi, grazie ad una legge post-rivoluzionaria, sono state presenti al 50% nelle liste elettorali, sono ancor più protagoniste di un dibattito culturale sull’Islam. Ad oggi è ancora più chiaro il legame fra la direzione che prenderanno i rapporti di genere e quella che prenderà la transizione democratica. È riduttiva la contrapposizione tra modello occidentale e modello orientale che caratterizzava la Tunisi degli anni Sessanta. Ora gli spazi pubblici sono ancor più terreno di contesa e rinegoziazione di diversi modelli culturali. Quali saranno gli effetti del risultato delle elezioni? La rivoluzione tunisina è stata, ed è soprattutto oggi, occasione per un rinnovato interesse sul rapporto fra spazio urbano e spazio politico, in particolar modo di fronte al complesso fenomeno della globalizzazione.

Chiara Sebastiani: insegna Teoria della sfera pubblica e Politiche locali e urbane presso l’Università di Bologna. Nata a Vienna, ha vissuto all’Aja, a Sidney e a Tunisi. Ha intrapreso la carriera universitaria di sociologa e politologa a La Sapienza di Roma, proseguita presso l’università della Calabria e approdata infine all’Alma Mater di Bologna. La ricerca sul campo è sempre stata una parte importante della sua attività: ha partecipato a indagini empiriche su larga scala – sui militanti e i quadri del Pci, sui lavoratori dell’Italsider di Taranto, sulle donne nei governi locali – e ha svolto ricerca qualitativa indipendente. È autrice di La politica delle città (il Mulino 2007). Ha curato Conversazioni, storie, discorsi (con G. Chiaretti e M. Rampazi, Carocci 2001). Ha tradotto e curato l’edizione italiana della Sociologia della Religioni (2 voll., Utet 1988) di Max Weber.

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