Un giardino nel paese spaesato

Ilaria Vitellio

Dipartimento di progettazione urbana ed urbanistica Università di Napoli Federico II

Il 23 novembre 2010 saranno passati trent’anni dal terremoto dell’Irpinia. Più di un anno fa, quando un nuovo terremoto ha colpito L’Aquila, l’esperienza campana è riemersa dall’oblio, ma con le immagini di una ricostruzione collusiva, specchio di un Mezzogiorno arretrato e corrotto.

Del terremoto del 1980 sappiano che ha sprigionato una moltitudine di energie, negative e positive, determinando un “cratere” che non è solo il buco dove rapidamente sono scomparse le risorse pubbliche dedicate alla ricostruzione, ma anche il centro in cui territori contermini, prossimi e lontani si sono travati a vivere la medesima esperienza, unendo disperazione e desideri, destini e volontà. Per qualche tempo il territorio investito dalla catastrofe, l’Irpinia, così si è rivelato al resto dell’Italia, presentandosi come una scoperta geografica, un luogo in cui si sono abbozzate configurazioni acerbe di coesione territoriale, dove si sono coagulate risorse creative e sperimentate innovazioni organizzative, che in una notte sono emerse e altrettanto rapidamente sono scomparse.

La scossa ha, infatti, smosso un territorio pulsante, animato, vitale, attirato nell’emergenza una miriade di persone volontarie da tutta Italia, mentre nella riscostruzione è diventato il laboratorio progettuale di una varietà di architetti, anche di fama nazionale. Della ricostruzione e delle diverse modalità (tra il com’era dov’era e le new town) se ne riferirà un breve descrizione, estrapolando i casi più significativi.

Di questo territorio oggi si tenta di rifare esperienza. Tra opere edilizie e infrastrutturali incompiute, paesi abbandonati e in fuga dalla loro forma, nell’irpina Cairano, al centro del cratere, per il secondo anno un gruppo di persone – nell’ambito di una iniziativa (Cairano 7x) che dura circa una settimana – ridà senso agli spazi pubblici dimenticati. Nel 2009, qui si realizza un giardino coinvolgendo gli abitanti del paese e i partecipanti alla manifestazione generale, è un tentativo “per ricostruire il tempo umano dell’espressione necessaria”. 

 

Intessendo nuovi racconti collettivi in paesaggi abbandonati, vengono risignificati spazi vuoti tra le costruzioni, inospitali cortili interni, ruderi impraticabili, abbandonate e dimesse superfici erbose. Si sollecitano così gli abitanti di Cairano, attraverso i loro diversi contributi (mano d’opera, ristoro dei lavoratori, dono di piante e semi, etc) a costruire nuova visione del proprio ambiente quotidiano. Nel paper si descriverà l’esperienza condotta nel 2009 e curata dagli abitanti fino ad oggi, e che da pochi giorni viene accompagnata dalla costruzione di un’altra opera site specific dedicata alle migrazioni.

Il contributo sarà accompagnato oltre che da pannelli descrittivi dell’Irpinia e dell’esperienza, anche da un video realizzato nel corso delle edizioni di Cairano 7x del 2009 e 2010