Roma in gioco

  • Marcella Iannuzzi (Gruppo di lavoro di dottorandi e assegnisti del dipartimento di Studi Urbani dell’università degli Studi di RomaTre)

La costruzione dello spazio pubblico attraverso la pratica del gioco

Riconoscere il mutamento che caratterizza la Roma di questi anni significa guardare la straordinaria moltiplicazione delle forme di vita che la attraversano e che producono nuovi e sempre differenti spazi pubblici, sia di condivisione che di conflitto.

A tale moltiplicazione corrisponde un complesso sistema di pratiche di uso dello spazio, che si articolano tra loro sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Lo spazio pubblico diviene così palcoscenico di nuove istanze urbane che in esso prendono forma, attribuendogli nuovi significati. A fronte di narrazioni che ne sanciscono l’erosione, il contributo che si vuole offrire è quello di uno sguardo rivolto alla costruzione dei diversi pubblici in formazione e alle sedi della loro manifestazione. Gran parte della letteratura sullo spazio pubblico sembra attribuire ad esso caratteristiche immanenti, quasi deterministiche, come la sua capacità di raccogliere ed esaurire le potenzialità di espressione e incontro.

La ricerca muove dall’assunto che la caratteristica che rende pubblico lo spazio è l’uso che se ne fa e proprio per questo non si costruisce attorno all’esplorazione di una determinata tipologia di spazio pubblico – la piazza, la strada, il parco -, bensì attorno all’esplorazione  delle pratiche che si configurano negli spazi urbani.

In questo senso, si intende affrontare la pratica del gioco per indagare almeno una parte di quello spazio pubblico che è continuo oggetto di appropriazione, trasformazione e restituzione, in questo caso con finalità ludiche e ricreative.

Quanta parte di Roma si ‘mette in gioco’? In che modo la pratica del gioco ha trasformato qualitativamente lo spazio pubblico? Quali sono i protagonisti del gioco, le loro intenzioni, le loro aspettative, la loro capacità di costruire lo spazio pubblico?

Nonostante la carenza di spazi utilizzabili per attività ricreative, si registra nello spazio urbano di Roma una straordinaria vitalità dovuta a forme di appropriazione ludica dello spazio da parte di soggetti di diverse generazioni e di diverse provenienze. Si tratta di pratiche che non esauriscono la domanda pubblica di spazi attrezzati per lo sport e il tempo libero, ma che contribuiscono a far emergere un livello di costruzione pubblica dello spazio a partire da un’esigenza particolare, ma generalizzabile. Ciò che davvero interessa è che l’uso creativo dello spazio, considerato utile alla specifica pratica, non specializza fino in fondo lo spazio stesso, ma ne mantiene intatte l’adattabilità e la freschezza, dunque la capacità di ospitare sempre differenti usi possibili.

Quello che la ricerca intende analizzare dunque non è tanto il tipo di spazio pubblico destinato al gioco, ma la costruzione della dimensione pubblica ludica su uno spazio fisico non funzionalizzato, a disposizione di tutti. In questa mancanza di specializzazione, in un pieno di qualità spaziale destinata al gioco, si assiste alla produzione di uno spazio pubblico che è determinato collettivamente, gestito in comune e condiviso con sapienza, e che ammette, inoltre, la compresenza di diversi usi e di differenti pratiche nell’arco dell’intera giornata, della settimana o dell’anno.

Paradossalmente, le politiche pubbliche di gestione dello spazio pubblico, orientandosi alla normalizzazione degli usi, hanno promosso un’idea completamente opposta alle pratiche così diffuse nel territorio romano. In questo senso sono orientati gli interventi di perimetrazione e chiusura dei parchi pubblici, o le ordinanze che influenzano, spesso vietandoli, i comportamenti dei singoli individui. Il richiamo alla norma e alla difesa di un’idea preconcetta di spazio pubblico sono le briglie che trattengono, per controllarla, la diffusione delle pratiche ludiche in particolare, e delle pratiche di costruzione dello spazio pubblico, più in generale. L’insuccesso delle operazioni pubbliche finalizzate al controllo del gioco o l’insufficienza cronica di attrezzature pubbliche per lo sport non sembra però essere importante, né oggetto di studio o ripensamento delle politiche urbane attivate, anzi.

Per questo motivo la ricerca si pone come obiettivo di dare visibilità a queste pratiche, per valorizzarne lo sforzo e il risultato ottenuto: in questo senso il sito internet della Biennale dello Spazio Pubblico potrebbe servire come piattaforma dove raccogliere e segnalare eventi connessi con la dimensione del gioco che avranno luogo nel corso dell’intero anno a venire.

L’esito della ricerca consisterà di una restituzione del lavoro di scoperta dei luoghi del gioco tramite l’uso di diversi supporti (mappe, fotografie, video) che saranno presentati in occasione delle giornate della Biennale dello Spazio Pubblico. Si ipotizza inoltre di produrre un video, dal titolo “ROMA IN GIOCO”, che sia capace di restituire le interviste alle persone che animano queste esperienze e la qualità dello spazio pubblico da loro attraversato e costruito.

Roma 20 maggio 2010

La costruzione dello spazio pubblico attraverso la pratica del gioco

 

A cura di Sandra Annunziata, Mara Cossu, Claudia Faraone, Carlotta Fioretti, Valentina Gallo, Marcella Iannuzzi, Claudia Meschiari, Viola Mordenti, Annalisa Patriarchi, Valentina Signore. Dipartimento di Studi Urbani. Università degli Studi di Roma Tre.

 

Riconoscere il mutamento che caratterizza la Roma di questi anni significa guardare la straordinaria moltiplicazione delle forme di vita che la attraversano e che producono nuovi e sempre differenti spazi pubblici, sia di condivisione che di conflitto.

A tale moltiplicazione corrisponde un complesso sistema di pratiche di uso dello spazio, che si articolano tra loro sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Lo spazio pubblico diviene così palcoscenico di nuove istanze urbane che in esso prendono forma, attribuendogli nuovi significati. A fronte di narrazioni che ne sanciscono l’erosione, il contributo che si vuole offrire è quello di uno sguardo rivolto alla costruzione dei diversi pubblici in formazione e alle sedi della loro manifestazione. Gran parte della letteratura sullo spazio pubblico sembra attribuire ad esso caratteristiche immanenti, quasi deterministiche, come la sua capacità di raccogliere ed esaurire le potenzialità di espressione e incontro.

La ricerca muove dall’assunto che la caratteristica che rende pubblico lo spazio è l’uso che se ne fa e proprio per questo non si costruisce attorno all’esplorazione di una determinata tipologia di spazio pubblico – la piazza, la strada, il parco -, bensì attorno all’esplorazione  delle pratiche che si configurano negli spazi urbani.

In questo senso, si intende affrontare la pratica del gioco per indagare almeno una parte di quello spazio pubblico che è continuo oggetto di appropriazione, trasformazione e restituzione, in questo caso con finalità ludiche e ricreative.

Quanta parte di Roma si ‘mette in gioco’? In che modo la pratica del gioco ha trasformato qualitativamente lo spazio pubblico? Quali sono i protagonisti del gioco, le loro intenzioni, le loro aspettative, la loro capacità di costruire lo spazio pubblico?

Nonostante la carenza di spazi utilizzabili per attività ricreative, si registra nello spazio urbano di Roma una straordinaria vitalità dovuta a forme di appropriazione ludica dello spazio da parte di soggetti di diverse generazioni e di diverse provenienze. Si tratta di pratiche che non esauriscono la domanda pubblica di spazi attrezzati per lo sport e il tempo libero, ma che contribuiscono a far emergere un livello di costruzione pubblica dello spazio a partire da un’esigenza particolare, ma generalizzabile. Ciò che davvero interessa è che l’uso creativo dello spazio, considerato utile alla specifica pratica, non specializza fino in fondo lo spazio stesso, ma ne mantiene intatte l’adattabilità e la freschezza, dunque la capacità di ospitare sempre differenti usi possibili.

Quello che la ricerca intende analizzare dunque non è tanto il tipo di spazio pubblico destinato al gioco, ma la costruzione della dimensione pubblica ludica su uno spazio fisico non funzionalizzato, a disposizione di tutti. In questa mancanza di specializzazione, in un pieno di qualità spaziale destinata al gioco, si assiste alla produzione di uno spazio pubblico che è determinato collettivamente, gestito in comune e condiviso con sapienza, e che ammette, inoltre, la compresenza di diversi usi e di differenti pratiche nell’arco dell’intera giornata, della settimana o dell’anno.

Paradossalmente, le politiche pubbliche di gestione dello spazio pubblico, orientandosi alla normalizzazione degli usi, hanno promosso un’idea completamente opposta alle pratiche così diffuse nel territorio romano. In questo senso sono orientati gli interventi di perimetrazione e chiusura dei parchi pubblici, o le ordinanze che influenzano, spesso vietandoli, i comportamenti dei singoli individui. Il richiamo alla norma e alla difesa di un’idea preconcetta di spazio pubblico sono le briglie che trattengono, per controllarla, la diffusione delle pratiche ludiche in particolare, e delle pratiche di costruzione dello spazio pubblico, più in generale. L’insuccesso delle operazioni pubbliche finalizzate al controllo del gioco o l’insufficienza cronica di attrezzature pubbliche per lo sport non sembra però essere importante, né oggetto di studio o ripensamento delle politiche urbane attivate, anzi.

Per questo motivo la ricerca si pone come obiettivo di dare visibilità a queste pratiche, per valorizzarne lo sforzo e il risultato ottenuto: in questo senso il sito internet della Biennale dello Spazio Pubblico potrebbe servire come piattaforma dove raccogliere e segnalare eventi connessi con la dimensione del gioco che avranno luogo nel corso dell’intero anno a venire.

L’esito della ricerca consisterà di una restituzione del lavoro di scoperta dei luoghi del gioco tramite l’uso di diversi supporti (mappe, fotografie, video) che saranno presentati in occasione delle giornate della Biennale dello Spazio Pubblico. Si ipotizza inoltre di produrre un video, dal titolo “ROMA IN GIOCO”, che sia capace di restituire le interviste alle persone che animano queste esperienze e la qualità dello spazio pubblico da loro attraversato e costruito.

Roma 20 maggio 2010